dare una mano a Cavezzo

Due giornate a Cavezzo in provincia di Modena. Tra le persone che hanno perso la casa e chi ha paura di ritornare in quello che ne è rimasto. Il terremoto attivo dal 20 di maggio che ha sconvolto il paese modenese si è trasformato in una tendopoli. I residenti sono alloggiati in alcune tende private dei singoli sfollati, perché la protezione civile è arrivata in ritardo. 

Il campo delle tende private degli abitanti di Cavezzo, più il là il campo della Protezione Civile

Sono stata a Cavezzo il 2 e 3 giugno per dare una mano, o qualsiasi cosa potessi fare. C'erano molte tende anche della Protezione civile, destinate ai nuclei familiari più numerosi che piano piano si stavano popolando. Il campo, che non può ancora essere chiamato così perché non è delimitato e chiuso, a detta di un volontario della Protezione Civile ospita 200-300 persone. Ogni tenda può ospitare dalle 7 alle 8 persone e presto, dato il caldo insopportabile, saranno installati i condizionatori. 



Sacchi e scatoloni pieno di aiuti.
Ci sono molti bambini e con Sara residente a Cavezzo e Gloria, due mie amiche ci proponiamo per dare la famosa mano. L'organizzazione dei volontari non è delle migliori, perché arrivano di continuo prodotti alimentari, giocattoli per bambini, vestiti e coperte. E' un continuo via vai di furgoni colmi di ogni cosa. Noi ci presentiamo e ci rimbocchiamo le maniche nel trasportare gli scatoloni. 

Parliamo un po' con le persone che sono sotto un grande albero per cercare di trovare un po' d'ombra. Ci saranno 27 gradi e nelle tende lascio a voi immaginare: delle saune. C'è pure un gruppo di persone che organizza dei massaggi rilassati e per stabilizzare il sistema nervoso. Ma gli abitanti giocano a carte, chiacchierano, qualcuno parla dello Stato se mai dalle parole passerà ai fatti e sono abbastanza tranquilli. Forse, perché non ci sono più state scosse forti. Si apre così uno spiraglio di speranza per chi è in eterna attesa di una risposta. Dal primo giorno ho notato un signore sui 70 anni che viveva in una roulotte. Era seduto sotto questa veranda vicino alla sua casa provvisoria. Gli ho chiesto come andava e se voleva venire con me sotto l'albero a fare quattro chiacchiere. Ma lui diceva che era stanco e che preferiva rimanere lì.


Io, Sara e Gloria decidiamo di mettere un po' di allegria sotto il tendone con i giochi. Credetemi ce n'erano veramente tanti. Tanto che Asia, una bambina di 6 anni circa, piena di energia non riusciva a tenere un giocattolo in mano che già ne aveva un altro con cui giocare. Da i giochi in scatola, ai colori a tempera, al biliardino, alla finta cucina, ai pupazzi, alle piste per le macchinette. Giochiamo random con tutti. Ma il nostro gioco finisce presto, perché di lì a poco ci sarebbe stato il teatrino delle marionette. I bambini sono impazziti, ridevano perché il signore Monti (una parodia del Presidente del Consiglio) voleva costringerli a fare i compiti anche d'estate. I nostri piccoli spettatori non avevano nessuna intenzione di passare il loro tempo sui libri, visto che la scuola era chiusa. E ridevano, ridevano mangiando patatine alla pizza. Sarò sincera, il signor Monti era proprio divertente. Verso sera, gli Alpini si sono occupati della cena. Come Menù c'era un piatto di pasta al ragù, insalata e polpette. E pure un bignè al cioccolato. La serata era bene organizzata, perché era previsto un concerto. Gli España Circo Este, un gruppo di non si capisce bene dove, che canta in spagnolo, ha fatto ballare e divertire un po' tutti. Ballavano tutti, veramente. I bambini sono carichi. E il gruppo pure, tanto da trasmettere quell'energia che serve per mettere un sorriso sul viso di ognuno. 


L'angolo della pittura
Il giorno dopo ci alziamo presto. Sono le 7 e 15, ma già dalle 6 le persone erano sveglie. Ci diamo una sciacquata al viso nei bagni container, ci laviamo i denti e facciamo la fila per bere un po' di latte con qualche biscotto. E la giornata inizia. Io e le mie amiche decidiamo di dare una sistemata ai giocattoli sotto il tendone che erano stati lasciati lì senza un ordine. Alcuni ragazzi di Amici della solidarietà hanno la nostra stessa idea. E si inizia. Intanto i bambini iniziano ad arrivare e decidiamo di coinvolgerli in un laboratorio di pittura. Prendiamo dei fogli del Sole 24 Ore (mai servito così tanto) per ricoprire il tavolo. E che il laboratorio abbia inizio! Oggi l'oggetto del giorno sono gli animali. Tra gli scatoloni troviamo degli stampini e decidiamo di coinvolgere i bambini a colorare. Tra di loro c'è Riccardo, un ragazzo di origine africana che parla con un accento emiliano simpaticissimo, Asia la bambina sprintante di prima e alcune bambine originarie dalla Tunisia. C'è chi decide di fare una pantera, chi una giraffa, chi un elefante, il tutto con un bel paesaggio allegro alle spalle. E c'è pure chi vuole insegnarmi l'arabo. Le bambine tunisine vogliono scrivere il nome della pantera e della giraffa sia in arabo che italiano...e noi di certo non esitiamo: imparare divertendosi diceva qualcuno. Una bambina che mi insegna l'arabo a Cavezzo. Uauh.

Pantera in italiano e arabo


Disegni dei bambini appesi 
Mai mi sarei immaginata di imparare questa parola in arabo. Certamente sarà la parola dei due giorni. Alla fine decidiamo di chiedere alla Protezione Civile il filo giallo che delimita le zone all'interno del campo per appendere i disegni, tanto per dare un po' di colore. E questo è il risultato.

Stiamo per perdere il treno che mi porta a Forlì e che porta le mie amiche a Verona. Sistemiamo tutto e salutiamo tutti augurandoci di tornare e augurando agli altri volontari buon lavoro. Ci dispiace lasciare i bambini, ma non hanno neanche il tempo di capire che andiamo, che arriva un gruppo di giovani con il naso rosso e vestiti coloratissimi. 

Ci stiamo per avviare, quando ci troviamo il signore della roulotte con due ragazze per braccetto che lo accompagnano sotto l'albero. Vuole giocare a briscola. E ce ne andiamo con un sorriso.   

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